Lunedì scorso ha fatto il proprio rientro sulla Terra la navicella Crew Dragon Resilience di Space X, atterrando al largo della costa della Florida dove è stata recuperata da un’imbarcazione della stessa azienda fondata da Elon Musk.
La navicella era partita giovedì 16 settembre, raggiungendo i 590 chilometri di altitudine, per poi tornare sul suolo terrestre dopo aver compiuto circa 15 giri intorno al globo in tre giorni ad una velocità media di 28.000 km orari.
A bordo della nave spaziale c’erano quattro civili, che quindi sono tra i primi turisti a vivere in prima persona un’esperienza del genere. Inoltre, va sottolineato come con loro non ci fosse neanche un astronauta professionista a supporto della missione. E’ la prima volta che accade dopo le missioni di Virgin Galactic e Blue Origin.
Quindi, con questa missione di Space X, si apre una nuova era, quella del turismo spaziale.
L’obiettivo di Space X
La missione di Space X è stato un successo e rappresenta il primo passo verso quella che ormai è definita “democratizzazione dello spazio“. Questo è l’obiettivo dichiarato dalla stessa società di Musk, ma anche degli altri attori attivi nel settore. Infatti, lo scopo di queste missioni, per il momento, è di riuscire a dimostrare che lo spazio è accessibile anche a persone “comuni”, che non hanno seguito un percorso di formazione e addestramento lungo anni. E non per forza sarebbe richiesta la presenza di un’astronauta dal momento che il tutto è controllato attraverso sistemi sofisticati dalla Terra.
Di fatto, fino all’anno scorso, volare in orbita era concesso soltanto agli astronauti professionisti per missioni di enti statali, come, ad esempio, la NASA negli Stati Uniti. Esclusività, che era stata interrotta per la prima volta lo scorso 11 luglio con il volo di Virgin Galactic, a cui aveva preso parte lo stesso fondatore Richard Branson.
Il magnate britannico aveva volato in quest’occasione a bordo della navicella Unity 22, accompagnato da altri 5 membri dell’equipaggio, tra cui due professionisti dell’ambito aerospaziale.
Tuttavia, con l’ultima missione, Space X sembra quindi passare in vantaggio sulle competitors, che conta anche la presenza di Blue Origin, di proprietà del fondatore di Amazon Jeff Bezos. Anche quest’ultima società si era aggiunta alla “partita” con il primo volo completato con successo lo scorso 20 luglio.
Tuttavia, al momento, il prezzo per poter volare in orbita non è alla portata di tutti. Infatti, il costo che hanno pagato i primi turisti spaziali, sia di Space X, che per le altre compagnie, si aggira intorno ai 200.000 dollari. Però, va detto che, alla luce dell’obiettivo comune di rendere più “democratico” lo spazio, l’obiettivo dovrebbe essere riuscire ad abbassare i prezzi.